La collezione

Il complesso degli oggetti destinati a convergere nell’esposizione della nuova sede museale sono tutti pertinenti alla storia della spiritualità e della vita religiosa della comunità di Castel Sant’Elia. In esso sono compresi il corpus completo degli abiti, paramenti e stoffe del nucleo originario del museo:

  1. Camice in tela grezza di ampia forma e maniche che si restringono al polso. 170 x 240 cm. Sec. XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174810.

  2. Camice in tela grezza di ampia forma con maniche a mantello e bordo turchino. 175x230 cm. Sec. XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174809.

  3. Camice in tela grezza di ampia forma e maniche lunghe. 178 x 170 cm. Sec. XII-XIII. 178 x 170 cm. Sec. XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174808.

  4. Dalmatica di tessuto turchino di ampia forma decorata con galloni dorati e maniche strette con decorazione di aquile bicipiti. 140 x 176 cm. Sec. XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174807.

  5. Dalmatica di seta verde di ampia forma decorata con galloni dorati e maniche ampie e corte con decorazione di motivi a croce e labirintici. 102 x 145 cm. Sec. XIV. N°. Cat. Gen. 12/00174806.

  6. Tunicella di seta blu di ampia forma decorata con alto bordo rosso e oro posizionato in basso. 124 x 120 cm. Sec. XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174805.

  7. Pianeta in seta rossa con stolone centrale rosso e oro decorato a rosette. 135x85 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174804.

  8. Pianeta in broccato di seta azzurra e gialla con stolone centrale rosso. 130x97 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174803.

  9. Pianeta in tessuto di lino setificato turchino con stolone centrale bianco a croce. 137x76 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174802.

  10. Pianeta in seta gialla con stolone centrale rosso. 158x80 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174801.

  11. Pianeta intessuto di lino grezzo con bordo al collo decorato con decorato a motivi stilizzati. 146x86 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174800.

  12. Pianeta in tessuto di lino grezzo con stolone rosso. 135x120 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174799.

  13. Pianeta in seta rossa con bordi gialli. 156x200 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174798.

  14. Pianeta in tessuto di lino grezzo con stolone anteriore, posteriore e bordo interno al collo azzurro. 178x200 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174797.

  15. Pianeta in tessuto di lino grezzo con stolone anteriore, posteriore e bordo interno al collo azzurro. 158x150 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174796.

  16. Pianeta in tessuto di lino grezzo di ampia forma 125x165 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174795.

  17. Pianeta in tessuto di lino grezzo con stolone anteriore e posteriore giallo dorato. 158x200 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174794.

  18. Pianeta in tessuto di lino bianco con stolone centrale azzurro ed una fascia anteriore rossa. 155x220 cm. Sec XII-XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174793.

  19. Mitra con soffietto di lino bianco senza guarnizioni. 22x24 cm. Sec XIII. N°. Cat. Gen. 12/00174812.

  20. Mitra con soffietto di lino bianco, seta verde, blu, rossa e ricami in oro, decorazione in circulo ed in titulo in fili di seta ed oro a motivi geometrici di losanghe e rombi. 21x25 cm. Sec XII. N°. Cat. Gen. 12/00174811.

  21. Frammento di tessuto copto con decorazione di animali in piccoli cerchi e motivi floreali stilizzati. 12x0,5 cm. Cat. Gen. 12/00174816.

  22. Frammento di antependio in lino nero e oro con decorazione a racemi neri. 200x65 cm. Sec XVI Cat. Gen. 12/00174817.

  23. Sandali pontificali alti in cuoio leggero con decorazione scomparsa. 30x9x12 cm. Sec XII Cat. Gen. 12/00174815.

  24. Sandali pontificali alti in cuoio leggero e seta con decorati con fregio e volute floreali dorate. 30x10x18 cm. Sec XII Cat. Gen. 12/00174813.

  25. Sandali pontificali bassi in lino e seta con decorazione ed iscrizione a caratteri cufici. 29x20x10 cm. Sec XII Cat. Gen. 12/00174814.

  26. Cofanetto - reliquiario in legno, lamina di bronzo e pietre dure rosse, azzurre e verdi. Decorazione a sbalzo e cesello con motivi di leoni rampanti affrontati e riquadrati in colonnine tortili, al centro rosone geometrico anch’esso riquadrato in colonnine tortili. 16x19x12,6 cm. Sec XII-XIII Cat. Gen. 12/00174819.

 

A questo gruppo sono da aggiungere:

• una stauroteca a croce in argento dorato e smalti di fattura bizantina

• un trittico su tavola lignea del XV secolo rappresentante il Cristo benedicente con ai lati S. Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.

I paramenti sono tutti certamente provenienti dal monastero di Sant’Elia la cui chiesa è visibile nella ricostruzione in forme romaniche di XII secolo, conserva gli affreschi absidali e la pavimentazione cosmatesca coevi, oltre ad affreschi quattrocenteschi nelle navate e numerosi esempi di scultura altomedievale pertinenti all’arredamento liturgico.

Le notizie del luogo risalgono alla prima metà del VI secolo, quando si segnala la presenza di una piccola comunità di monaci che probabilmente viveva in strutture, parte ipogee e parte sub die, ricordata nei Dialoghi di Gregorio Magno (L’Abate San Anastasio, notaio di Santa Romana Chiesa, aveva preso l’abito di monaco. Ritiratosi in detto luogo (in Suppentoma ad S. Eliam) vi menò per molti anni una vita santa e fu diligente custode e superiore del cenobio - Dialoghi I,7). Momenti fondamentali della vita religiosa della valle e gravitanti intorno alla comunità benedettina di Sant’Elia, sono la chiesa di San Michele, l’oratorio rupestre di San Leonardo, ambedue Santi legati a culti in grotta di origine altomedievale, la grotta di San Nonnoso, il Santuario Pontificio di Santa Maria ad Rupes, anche questo collegato ad un culto in grotta della Vergine.

La sede

Attualmente gli oggetti sono ospitati in una piccola stanza denominata “casa del custode” adiacente alla Grotta Santa nel Santuario di Santa Maria ad Rupes. Alcuni di essi sono visibili al pubblico in quanto collocati all’interno di vecchi armadi a vetri semplicemente appesi con un sistema di grucce imbottite, approntate dall’Istituto centrale del restauro che ha revisionato i materiali (in particolare le mitre ed un paio di sandali sono tuttora in restauro). In una stanza a parte, non accessibile ai visitatori, sono depositati i restanti paramenti, mentre la stauroteca, il trittico ed il cofanetto sono custoditi in altro luogo.

La nuova sede del museo è un edificio che in origine accoglieva la chiesa di Sant’Anna ed è stato acquistato, in stato fatiscente, dall’Amministrazione comunale la quale lo ha completamente ristrutturato abbattendo anche le barriere architettoniche.

Lo spazio espositivo principale è una sala unica di circa 60 mq, dotata di servizi igienici ed un piccolo ambiente da adibire a ufficio. Una torre medievale adiacente (da ristrutturare) diverrà centro didattico e di documentazione sulla storia e l’archeologia della città.

Il museo è collocato sulla punta estrema della rupe dove sorge il centro storico di Castel Sant’Elia e si affaccia sulla Valle Suppentonia, una forra profondamente scavata negli alti banchi tufacei, dirimpetto alla basilica. Peraltro l’antico cenobio benedettino è il fulcro della cultura e della religiosità della valle: la nascita del Castello che viene fondato nel pieno medioevo su un terrazzamento a dominare il monastero, in realtà è il frutto di una complessa strategia difensiva inquadrata nella prima ondata di incastellamento che vide i monaci impegnati a fondare ed acquisire strutture fortificate per proteggere e dominare il territorio.

In questo senso il museo si pone come una cerniera che unisce e conclude i momenti principali della visita ai luoghi sacri collegati da un’unica strada, la Via dei Santi, percorso di fede e di cultura che inizia dal Santuario della Madonna ad Rupes con gli oratori di San Michele e la Grotta della Madonna, la grotta-oratorio di San Leonardo, la basilica di Sant’Elia ed infine si chiude nel centro storico con il Museo della Spiritualità.

La realizzazione dell’allestimento

Il progetto prevede l’allestimento della collezione all’interno della sala espositiva principale attraverso un complesso sistema di vetrine e supporti didattici, sia di tipo tradizionale che multimediale, in grado di consentire al visitatore la possibilità di una lettura impostata su diversi livelli di percezione.

Il primo può essere la sacralità dell’oggetto nella sua funzione di reliquia e di contenitore, la sua valenza antropologica diviene chiave di interpretazione della spiritualità medievale: i paramenti sono stati tradizionalmente reputati gli abiti di Sant’Anastasio e San Nonnoso, venerabili fondatori e protettori del Cenobio di Sant’Elia e patroni cittadini, quindi oggetti intimamente legati al culto dei santi e della diversificata fruizione della religiosità popolare.

Particolarmente significativa la stauroteca, preziosissimo reliquiario della Vera Croce con doppio braccio trasversale con terminazioni quadrilobate, interamente ricoperta in lamina d’argento dorato con decorazione in filigrana e smalti, per fattura e forma sembrerebbe ravvicinabile ad un gruppo di reliquiari prodotti in Terrasanta nel XII secolo e diffusi capillarmente in occidente, a seguito delle Crociate, dove sono conservati in vari tesori (in Germania nell’abbazia di Scheyer; in Spagna a Compostela, in Italia nel tesoro del duomo di Agrigento).

Sempre alla tipologia dei reliquiari orientali si ascrive lo splendido cofanetto in legno ricoperto di metallo sbalzato e cesellato con pietre dure, di forma rettangolare e coperchio a capanna, collocato dal Toesca nel XIII secolo come prodotto in Sicilia da officine islamiche oppure, secondo il Cecchelli, datato al XII secolo di produzione siculo-ispanica.

Il reliquiario è quindi anche strumento di trasmissione artistica che viaggia portato da una fede figlia dell’immaginario cristiano, nutrito degli aneddoti e delle curiosità trasmesse dai vangeli apocrifi.

La ricca raccolta degli abiti religiosi rappresenta un unicum per uniformità di epoca (tutti ascrivibili al XII-XIII secolo) e provenienza siciliana: le tuniche, le pianete e le mitre sono talvolta semplici indumenti in lino grezzo forse prodotti localmente, talaltra prodotti d’importazione di gran lusso in seta colorata e decorata con elaborati ricami. Una riflessione a parte meritano le calzature, oggetti delicati e di difficile conservazione che nel nostro caso annoverano prodotti rarissimi, come i sandali con iscrizioni cufiche, anch’essi provenienti dalla Sicilia che sembrerebbe avere con il Monastero di Sant’Elia un flusso diretto e poco indagato proprio tra il XII ed il XIII secolo. All’interno della sala museale, le teche in cristallo (che utilizzano solo luce artificiale opportunamente regolata con luminosità non superiore a 50 lux ed umidità inferiore al 50%) racchiuderanno come in un prezioso scrigno la sequenza degli oggetti ordinati secondo gruppi coerenti: i reliquiari, le mitre, i camici in lino, le dalmatiche, le pianete, le calzature, i frammenti di stoffe.

I gruppi sono significativi in quanto comunicano l’evoluzione del modello, l’origine culturale, la storia del costume, le tecniche dei tessuti e delle arti suntuarie, e in quanto costituiscono nell’insieme una collezione storica capace di offrire un riferimento nella storia della liturgia, nella spiritualità e nell’arte medievale, nella storia del territorio e dei luoghi sacri che ricontestualizza proprio in quegli oggetti, talvolta di uso quotidiano come i semplici camici, che più difficilmente sono salvati dall’usura e dalla dispersione.

In questo quadro la comunicazione interna del museo diviene un momento fondamentale della visita e consente successivamente al visitatore di approfondire le tematiche proposte: gli oggetti sono corredati di indicazioni semplici ed immediate che forniscono la prima base di informazioni (nome dell’oggetto, datazione, provenienza), la visita è corredata di schede didattiche-informative bilingue oppure sarà disponibile l’ausilio delle guide. Tutto l’apparato scientifico dovrà avvalersi di una tecnica grafica efficace e di sicuro effetto comunicativo a corredo della visita. Sono previste delle proiezioni, sulla parete di fondo, di immagini in sequenza (statiche o in movimento anche con l’ausilio della computer grafica) che riguardano i vari aspetti dei luoghi sacri della valle.

Maria Luisa Agneni
Vincenzo Girolami Architetto

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